La figura di Agnodice (greco antico: Aγνοδίκη) si trova al confine tra la realtà e il mito.
Ella sarebbe stata la prima donna greca a divenire medico. L’unica fonte, peraltro non autorevole, che parla della sua esistenza nelle sue Fabulae, è il mitografo romano Hyginus (detto l’Astronomo), seppure altri attribuiscono la paternità di quest’opera allo scrittore romano Gaio Giulio Igino (detto il Bibliotecaio).
Al tempo di Agnodice, al pari degli schiavi e pena la morte, alle donne era proibito lo studio e la professione della Medicina e della Fisica.
Determinata a diventare un medico, Agnodice si tagliò i capelli e indossò abiti maschili. Studiò in Grecia e poi ad Alessandria d’Egitto, dove le donne potevano avere un ruolo nella comunità medica, divenendo allieva di Erofilo, noto per essere stato il primo anatomista.
Rientrata ad ad Atene, iniziò a praticare l’Ostetricia e la Ginecologia, sempre travestita da uomo.
In gran segreto, lei confidava la sua identità di genere alle donne che necessitavano delle sue cure, conquistandosi la loro completa fiducia. La sua popolarità crebbe ad un punto tale da farla divenire oggetto delle invidie dei suoi colleghi, che la accusarono di sedurre le pazienti.
Trascinata all’Areopago – il più antico tribunale atenese – per difendersi fu costretta a rivelarsi donna di fronte ai giudici. Fu così scagionata dalla principale presunta colpa, ma i suoi accusatori non demorsero e chiesero che venisse condannata per avere studiato e professato la medicina, senza averne diritto.
Prima che i giudici esprimessero la sentenza, una folla di donne si riversò nei pressi della rupe. Crearono un tal parapiglia che Agnodice venne assolta dalle accuse e ottenne, al contempo, l’abolizione di una legge misogena che aprì le porte della Medicina alle donne, purché l’esercizio professionale fosse limitato alla cura del genere femminile.