Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1985, ho ottenuto la specializzazione in Oncologia e poi in Radiodiagnostica; successivamente ho seguito corsi di perfezionamento in ecografia Doppler e in Radiologia interventistica.

Pur avendo praticato la Radiologia Diagnostica in tutte le sue articolazioni la Senologia ha mantenuto sempre un suo spazio importante nel mio lavoro;  in tale ambito col passare degli anni ho potuto sperimentare un maggiore consapevolezza nelle donne dell’importanza di un controllo periodico per una diagnosi precoce del cancro mammario,  grazie soprattutto alle campagne di sensibilizzazione e ai programmi di screening mammografico realizzati dal Ministero della Salute. A crescita  culturale e realizzazione dello screening mammografico si sono associati altri  due elementi, indispensabili per ottenere il miglioramento della qualità di vita e la probabilità di guarigione delle pazienti con cancro della mammella che oggi sperimentiamo : la migliore capacità di diagnosi e di cura, quest’ultima sostenuta da una maggior conoscenza delle variabili biologiche della malattia e quindi della necessità di personalizzare la terapia, anche attraverso un lavoro multidisciplinare coordinato .

Migliore capacità di diagnosi significa soprattutto scoprire il cancro sempre più precocemente, sempre più piccolo.

Il progresso diagnostico e il suo impatto su larga scala si basa quindi in gran parte sul miglioramento di sensibilità della metodica che sta alla base dello screening, la mammografia.

L’evoluzione dalla mammografia dalla classica digitale a quella in 3D con Tomosintesi va in questo senso, migliorando la capacità di “vedere” tumori piccoli laddove la mammografia da sempre ha più difficoltà, nelle mammelle dense o disomogenee.

Tale metodica ha dimostrato la sua utilità già in numerosi studi di comparazione coinvolgenti grandi numeri di pazienti.

La tecnologia però non basta; gli strumenti restano tali e per esprimere la loro potenzialità devono essere usati da professionisti dotati di competenza, non solo specialistica o superspecialistica, ma prima di tutto medica e in questa voglio comprendere quella che sta alla base del lavoro del medico, una competenza etica, empatica, che mette al primo posto la salute del paziente in senso globale, non solo fisica ma anche psicologica.

Il medico e, nella fattispecie il radiologo senologo, deve saper conoscere pregi ma anche limiti della tecnologia che maneggia, deve saper integrare al meglio l’anamnesi, l’esame obbiettivo, l’esame ecografico, la mammografia, la biopsia eco guidata (da preferirsi all’ago aspirato tranne che in caso di lesioni a contenuto liquido), deve consigliare gli accertamenti necessari ma sconsigliare quelli superflui o addirittura potenzialmente dannosi, avendo riguardo anche per il costo psicologico e, perché no, anche economico, che il paziente sostiene.
Deve ricordare sempre di essere professionale, chiaro ed etico nel comunicare col paziente, sia nel dialogo che nel referto, descrivendo i limiti eventuali del propria possibilità diagnostica, ma senza lasciare spazio a comportamenti da medicina difensivistica così dannosa per il paziente e per la comunità.

In poche parole deve curare come vorrebbe essere curato.