L’esito di un esame di diagnostica per immagini viene spesso recepito come il risultato di una apparecchiatura invece di essere ricondotto alla perizia di un medico specialista, abile a intrecciare l’anamnesi del paziente alle indicazioni dei colleghi, interpretare le immagini raccolte e rapportarle ai sintomi.

Quello del radiologo è un lavoro svolto nell’ombra, letteralmente e praticamente, visto che per ragioni di tecnica viene per lo più praticato nella penombra di uno studio. Implica però uno stretto rapporto tra medici, tecnici e infermieri, una precisa e puntuale comunicazione, un continuo scambio di esperienze e competenze; l’appropriatezza dell’indagine dipende anche da tutto questo.

« Si può giustamente parlare di indagine » ci conferma il dr. Dario Giacomini, Radiologo in Woman Clinic. « È nostro compito giungere ad una verità intorno a dei fatti che, per la maggior parte, si svolgono sotto la superficie del corpo. Abbiamo a disposizione indizi, alcune prove, ma per giungere ad una conclusione dobbiamo utilizzare tanti strumenti diversi. Si va dalla semplice ecografia alla più sofisticata risonanza magnetica, fino a giungere alla PET (Positron Emission Tomography, cioè tomografia ad emissione di positroni) e alla scintigrafia, tecniche che rientrano però nella medicina nucleare».

Dalla scoperta dei Raggi X, avvenuta nel 1895 da parte del fisico Wilhelm Conrad Röntgen, la Diagnostica per Immagini ha conosciuto uno sviluppo enorme – grazie all’avvento di sofisticate tecnologie in ambito medico e informatico – tanto da essere divenuta indispensabile nella diagnosi, prognosi e monitoraggio di una malattia nonché in procedure interventistiche di urgenza/emergenza.

« Quando ho intrapreso la specializzazione in Radiologia, era una delle discipline che più abbinava la formazione scientifica all’utilizzo della tecnologia » prosegue Giacomini. « Ero affascinato di poter vedere ciò che l’occhio normalmente non vede, di non fermarmi alla superficie, alle cose che sembrano certe, ciò fa parte del mio carattere. Inoltre, osservando una radiografia o un’ecografia, si ha modo di esplorare ogni dettaglio del corpo umano; è lo stesso connubio di forma e funzione che tanto mi appassiona anche in architettura, trovo molte similitudini tra le due discipline.

Inoltre, se decidi di essere un radiologo, devi essere particolarmente predisposto per lo studio. Ci viene richiesto un aggiornamento professionale continuo, che va di pari passo con l’innovazione tecnologica.
Ho iniziato questa professione quando le immagini erano principalmente in due dimensioni, ora la maggior parte della medicina moderna si basa sulla diagnostica per immagini tridimensionali. Questo significa sicuramente “vedere meglio” ma anche avere più informazioni da codificare ».

Da un’indagine condotta per la SIRM (Società Italiana Radiologia Medica e Interventistica) emerge che 86,1% degli italiani considera fondamentale il ruolo degli esami di diagnostica per immagini per arrivare a una corretta diagnosi e per decidere la terapia giusta.

Il ruolo del medico radiologo nella sanità attuale è molto importante per il 55,1%, lo è abbastanza per il 42,1%.

Il 68,6% ritiene la diagnostica per immagini un fattore di innovazione della medicina che ha contribuito, in maniera sostanziale, all’evoluzione attuale della sanità. Per il 66,2% contribuirà ai progressi futuri.

Sono numeri che indicano che si sta procedendo nella direzione giusta, ma che segnalano anche quanto sia importante trasmettere il reale ruolo dello specialista in radiologia, per promuovere una corretta Cultura dello Screening che eviti gli eccessi di prevenzione e garantisca a tutti un uso corretto delle indagini.


Per visionare l’elenco delle Ecografie proposte da Woman Clinic, nell’Ambulatorio dedicato, visitare la pagina
DIAGNOSTICA PER IMMAGINI – ECOGRAFIE

Per visionare la scheda personale del dr. Dario Giacomini, visitare la pagina
DR. DARIO GIACOMINI