La scelta di studiare medicina è stata conseguente a un mio ideale personale. Fin da giovane sentivo il bisogno di dedicare la mia vita a qualcosa di utile e concreto e un aspetto centrale del divenire medico è proprio quello della sua dimensione umana. Accanto all’indispensabile formazione scientifico-sanitaria, da apprendere nelle aule universitarie, nei laboratori di ricerca e nei reparti ospedalieri, occorre innanzitutto “sentirsi” medico e provare un profondo rispetto nei confronti delle persone.
Dopo la laurea conseguita all’Università di Padova, anche la specializzazione in Pediatria nell’Ateneo di Ferrara e il successivo Master in Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica conseguito a Bruxelles sono stati guidati dalla medesima passione. Ero rimasto colpito da un articolo in cui si definiva “arte” la neonatologia, in quanto è una disciplina che necessita di varie componenti: saper fare (conoscenza), saper decidere con tempismo (esperienza) e saper comunicare con i genitori (empatia).
Un’arte meravigliosa quanto complessa, come lo è del resto il momento della nascita, quando nel neonato avvengono molti cambiamenti e adattamenti in rapida successione, poiché non dipende più dalla circolazione materna.
Nella stragrande maggioranza dei casi, tutto ciò avviene con naturalezza; i neonati hanno bisogno di poco o niente e attraversano il processo di transizione feto-neonatale tranquillamente abbracciati alla loro mamma.
Talvolta però il neonato incontra delle difficoltà, vuoi perché è prematuro oppure ha subìto un parto complicato o presenta delle anomalie congenite.
Questo è il vertice della piramide del nostro lavoro, quello più delicato e rischioso, che prevede vari livelli di monitoraggio e azioni, più o meno invasive, nei pazienti maggiormente critici.
Per questi neonati sono necessarie manovre salvavita e tutto il nostro apporto medico e tecnologico per fornire loro cure speciali, da iniziare in isola neonatale e proseguire in un reparto speciale dell’ospedale, chiamato Terapia Intensiva Neonatale.
Come in altri settori dedicati a cure particolari, anche in TIN devi essere capace di fare squadra, creando un gruppo affiatato e un clima di lavoro positivo. Ci prendiamo cura dei neonati, ma anche dei genitori, che si trovano ad affrontare momenti di grande fragilità psicologica.
È quello che ho fatto come Dirigente Medico a Rovigo, Camposampiero e Vicenza, poi come Direttore della U.O.C. Pediatria del Distretto Dolo-Mirano e che continuo a fare attualmente, alla guida del reparto di Pediatria dell’Ospedale Pietro Cosma di Camposampiero.
Nel corso della carriera, certe notti e certi casi te li ricordi tutta la vita, ti formano e ti segnano. Come segnano chi vive l’esperienza dalla parte opposta, come genitore ma anche come neonato. Spesso incontro ex prematuri diventati grandi o alcuni genitori, ed è sempre un bel ritrovarsi. Addirittura qualcuno di loro non ha mai smesso di spedirmi pagelle, fotografie e tenermi aggiornato dei traguardi conseguiti negli anni, che conservo con affetto.
Sono tutte testimonianze di vite che hanno potuto fiorire, anche grazie a me. È una soddisfazione immensa che mi ripaga di tanti sacrifici.
Ora la mia esperienza ho deciso di metterla a disposizione anche in Woman Clinic.
Condivido l’obiettivo che anima il poliambulatorio, il lavoro di equipe che si è sviluppato in questi anni.
La mia competenza professionale può essere utile a creare una continuità tra la fase della gravidanza, il parto, il periodo del puerperio. Per questa ultima fase, Woman Clinic si è già attivata per fornire alle madri un’assistenza post parto, anche domiciliare; con me potrà offrire un’assistenza specialistica neonatologica e pediatrica – sempre a completamento di quella del pediatra di base – a garanzia di un percorso multidisciplinare completo all’interno di un’unica struttura.
Profilo dr. Luca Vecchiato
Pagina Pediatria e Neonatologia