Per aumentare la consapevolezza sui rischi legati all’alcol in gravidanza, il 9 settembre è stata dichiarata la Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Sindrome feto-alcolica e i disturbi correlati (Fasd, International Fetal Alcohol Spectrum Disorders). L’iniziativa – patrocinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – mira a sottolineare l’importante ruolo dei servizi sanitari nel fornire una corretta informazione e indicazioni per il trattamento.
Molte donne sono convinte erroneamente di consumare vino, birra, aperitivi alcolici, amari o superalcolici “moderatamente”; sono tuttavia in poche a conoscere il ciò che si intende per “moderazione” in termini di consumo alcolico in riferimento alle scarse capacità di metabolizzazione da parte dell’organismo femminile e ancora meno sono quelle informate sulla estrema cautela che si impone per il consumo di alcolici durante la gravidanza. Per questo motivo, in occasione della Giornata internazionale per la prevenzione della sindrome feto-alcolica, Woman Clinic riporta quanto scritto e segnalato dall’ISS come riflessione sull’argomento.
Danni dell’alcol durante la gravidanza
L’assunzione di alcol in gravidanza, anche in minime quantità, può pregiudicare la salute e lo sviluppo del feto. Tuttavia, ancora oggi, le stime disponibili evidenziano che il 50-60% delle donne italiane in gravidanza consuma bevande alcoliche. Un’abitudine resa più problematica dalla tendenza, registrata tra le nuove generazioni, a un uso eccessivo di questo tipo di bevande. I limiti stabiliti dalle Linee guida nutrizionali, considerano in assoluto il periodo della gravidanza come il più vulnerabile per l’individuo all’esposizione di qualunque bevanda alcolica.
Gli organi vitali, quali cuore, cervello e scheletro si formano durante i primi 10-15 giorni dopo il concepimento e la futura madre è spesso inconsapevole del suo nuovo stato: smettere di bere se si programma una gravidanza rappresenta dunque una misura protettiva per il bambino.
Le donne che bevono abitualmente una o più volte al giorno, con una media di 3 o più bicchieri, incorrono con più frequenza nella possibilità di aborto, soprattutto durante il secondo trimestre di gravidanza, a causa dell’azione tossica esercitata dall’alcol sul feto anche dopo l’assunzione di dosi modeste (come 2 bicchieri durante la gravidanza avanzata).
Alcuni effetti dell’assunzione di alcol in gravidanza
L’alcol attraversa la placenta arrivando direttamente al feto a una concentrazione praticamente equivalente a quella della madre. Tuttavia il feto, non essendo dotato di enzimi in grado di metabolizzare l’alcol (principalmente l’alcol deidrogenasi), subisce effetti dannosi a livello cerebrale e sui tessuti in via di sviluppo anche attraverso una significativa interferenza sui normali processi di sviluppo fisico (causando malformazioni) e intellettivo (generando ritardo mentale) in maniera più o meno grave in relazione alle quantità di alcolici consumati.
Un elevato consumo alcolico durante la gravidanza è alla base di carenze vitaminiche in grado di influenzare negativamente lo sviluppo del nascituro. Il primo e l’ultimo trimestre di gravidanza sono i periodi più delicati e quelli in cui l’alcol determina i danni maggiori per il feto. Il nascituro, spesso prematuro, può presentare sintomi o disturbi definiti alcolici sino ad arrivare alla sindrome conclamata feto-alcolica, irreversibile e spesso progressiva. Maggiore è il consumo e maggiore è il rischio: più di 12 drink a settimana aumentano in maniera significativa il rischio di parto prematuro e di neonato sottopeso. Tutti fenomeni riscontrati sia nelle donne che bevono durante la gravidanza sia in quelle che avevano abusato di alcol prima della gestazione.
L’evidenza clinica e gli studi condotti negli ultimi anni dimostrano che i figli di donne che hanno consumato alcolici in gravidanza, arrivati all’età adulta, presentano più frequentemente problematiche alcolcorrelate e una predisposizione al deficit cognitivo. I bambini esposti al consumo materno di alcol durante la gravidanza, mostrano spesso problemi di attenzione e iperattività, che divengono evidenti solo dopo alcuni anni.
Sintomi, disturbi e sindrome feto-alcolica sono totalmente evitabili attraverso l’astensione del bere nel corso della gravidanza.
Dieci punti utili per aumentare la consapevolezza del rischio:
- consumare bevande alcoliche in gravidanza aumenta il rischio di danni alla salute del bambino
- durante la gravidanza non esistono quantità di alcol che possano essere considerate sicure o prive di rischio per il feto
- il consumo di qualunque bevanda alcolica in gravidanza nuoce al feto senza differenze di tipo o gradazione
- l’alcol è una sostanza tossica in grado di passare la placenta e raggiungere il feto alle stesse concentrazioni di quelle della madre
- il feto non ha la capacità di metabolizzare l’alcol che quindi nuoce direttamente alle cellule cerebrali e ai tessuti degli organi in formazione
- l’alcol nuoce al feto soprattutto durante le prime settimane e nell’ultimo trimestre di gravidanza
- se si pianifica una gravidanza è opportuno non bere alcolici e si è già in gravidanza è opportuno interromperne l’assunzione sino alla nascita
- è opportuno non consumare bevande alcoliche durante l’allattamento
- i danni causati dall’esposizione prenatale dall’alcol, e conseguentemente manifestati nel bambino, sono irreversibili e non curabili
- si possono prevenire i danni e i difetti al bambino causati dal consumo di alcol in gravidanza, evitando di consumare bevande alcoliche
Per qualsiasi dubbio e/o difficoltà, consigliamo un confronto con il proprio Ginecologo di riferimento.
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(fonte ISS)