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Alle pazienti che hanno iniziato questo meraviglioso percorso, Woman Clinic sta offrendo in dono il libro “Gravidanza e parto. Tutto quello che la futura mamma deve sapere”.

Per spiegare meglio il punto di vista dell’autore – pienamente condiviso da Woman Clinic – di fare in modo che gravidanza e parto siano esperienze piacevoli, da vivere con intensità, con gioia e senza troppe preoccupazioni per gli aspetti sanitari, il dr. Tito Silvio Patrelli ha incontrato l’autore, il dr. Claudio Crescini.

Ne è seguito un confronto scorrevole e divertente, che mette in luce l’ampia esperienza maturata sul campo dai due protagonisti, sempre attenti ad allineare la pratica professionale alle migliori conoscenze scientifiche disponibili.

Una guida ideale per far capire alle future mamme, in un momento particolarmente delicato delle loro vite, cosa sia utile fare (e non fare) durante la gravidanza dal punto di vista della medicina.


INTRODUZIONE

La salute è la cosa più preziosa che abbiamo e la medicina (ma non solo essa) ci aiuta a mantenerci sani e soprattutto a curarci quando siamo ammalati, tanto che la qualità dei servizi sanitari rappresenta uno dei principali indicatori di progresso civile e sociale.

La medicina, tuttavia, è pervasa da molte prestazioni inutili, inefficaci e potenzialmente dannose come per esempio, gran parte delle vitamine e degli integratori dietetici, i check-up, gli ECG eseguiti alle persone in buona salute o la maggior parte degli antibiotici presi per il mal di gola o l’influenza.

Ma perché mai, vi chiederete, in medicina si fanno cose inutili e dannose? A chi giova un atteggiamento così insensato? Le ragioni sono tante e spesso agiscono simultaneamente. Ne cito brevemente tre. La prima ragione è di tipo economico. Le attività umane,
comprese quelle sanitarie, sono spesso guidate dalla convenienza economica e dall’esigenza di aumentare i consumi a prescindere dall’utilità o meno di ciò che si pone in vendita. Tramite la pubblicità, la propaganda, l’informazione di parte, il marketing, siamo spesso indotti a consumare anche ciò di cui non abbiamo alcun bisogno, senza eccezione per le prestazioni sanitarie.

La seconda ragione è di natura culturale. Essa nasce dall’idea che fare di più sia sempre meglio, che tutto ciò che è nuovo sia vantaggioso e che ogni problema si possa risolvere con l’aiuto della tecnologia. Così le persone sono indotte a richiedere qualsiasi prestazione sanitaria venga loro suggerita, anche quando non vi sono prove certe che sia veramente utile e soprattutto che non abbia effetti indesiderati. Spesso, la paura di non fare tutto quello che potrebbe servire ci spinge a fare più di quello che è utile, sprecando risorse e mettendo a repentaglio la salute a causa dei potenziali effetti dannosi connessi alle procedure diagnostiche e terapeutiche, agli effetti collaterali dei farmaci e alla sovradiagnosi cioè all’individuazione di problemi che sarebbero rimasti silenti senza causare alcun problema. Infine, i professionisti della salute tendono spesso a fare più di quello che sarebbe ragionevole sulla base delle conoscenze scientifiche e della buona pratica clinica per il timore di lasciarsi sfuggire qualcosa d’importante e di essere successivamente coinvolti in contenziosi di natura medico-legale.

Su questi presupposti assistiamo ad una crescente medicalizzazione della vita. Eventi fisiologici come la gravidanza, l’allattamento, la nascita, la crescita, la menopausa, la vecchiaia, fino alla morte, sono oggetto di un’attenzione esasperata da parte della medicina, che si illude di sostituirsi alla natura e in nome della sicurezza e della salute assegna un’etichetta medica ad ogni disturbo trasformando le persone in pazienti ansiosi e preoccupati per il loro futuro.

Un’indagine condotta da Altroconsumo [www.altroconsumo.it (Gravidanza: troppi esami inutili. Inchiesta su circa 1700 donne – 5 aprile 2007. Campagna Altroconsumo per la salute)] su 1.700 donne gravide ha messo chiaramente in evidenza che la gravidanza è eccessivamente medicalizzata, con una prescrizione di esami del sangue, ecografie e integratori che vanno ben oltre quello che suggerisce la letteratura medica.

Per esempio, il 60% delle donne intervistate riferisce di far uso di integratori e vitamine e ognuna di loro esegue mediamente almeno 6 ecografie rispetto alle 3 consigliate. L’Italia, con il 33,8%, (OCSE 2017) è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di tagli cesarei, inoltre ancora troppo frequente è il ricorso all’episiotomia, nonché al taglio precoce del cordone ombelicale: una
pratica che da tempo è considerata inappropriata e dannosa.

Allora, che fare? Come sfuggire a questo meccanismo perverso? A chi dare fiducia?

Ecco, questo libro è un buon esempio di come utilizzare i servizi sanitari con sobrietà e saggezza. Una sorta di navigatore per guidare le future mamme entro il mondo complesso e in continuo divenire della medicina, aiutandole a scegliere con cura, senza lasciarsi lusingare dalle sirene del mercato e del consumismo.

Claudio Crescini è un ginecologo con un’ampia esperienza maturata sul campo, con il quale ho condiviso, oltre che una solida amicizia, anche un lungo percorso professionale. Lui come clinico, io come medico di sanità pubblica, ma entrambi sempre molto attenti a valutare le motivazioni che sottendono al nostro agire, cercando di allineare la pratica professionale alle migliori conoscenze scientifiche disponibili.

Un compito immane, perché una parte consistente della spesa sanitaria (almeno il 20%, secondo l’OCSE) è utilizzata per garantire prestazioni inutili.

Questo libro è comunque la dimostrazione pratica che non bisogna mai rassegnarsi ed è sempre possibile proporre qualche cosa di utile. Con un linguaggio chiaro e scorrevole il libro si rivolge alle future mamme in un momento particolarmente delicato delle loro vite e le aiuta a capire cosa sia utile fare durante la gravidanza dal punto di vista della medicina. La gravidanza, tuttavia, deve essere soprattutto un’esperienza piacevole, da vivere con intensità, con gioia e senza troppe preoccupazioni per gli aspetti sanitari, ben consapevoli che non è possibile annullare completamente tutti i possibili rischi dato che la vita porta con sé anche una quota ineliminabile d’incertezza.

Un lavoro tutt’altro che semplice, sia perché le conoscenze sono tante e cambiano in continuazione, sia perché i risultati della ricerca devono essere tradotti in poche regole chiare e in consigli pratici e facili da seguire, anche laddove le conoscenze non sono assolute e gli interventi sono tuttora oggetto di ricerca.

Il libro è una guida sicura, da leggere con molta attenzione ma nessuna regola predefinita, per quanto scientificamente corretta, potrà mai sostituirsi in toto alla valutazione del professionista a cui la donna ha deciso di affidarsi. La relazione di fiducia che si instaura tra chi fornisce le cure e chi le riceve, l’inclinazione all’ascolto, la disponibilità a fornire spiegazioni, insieme alla capacità di tener conto delle particolari esigenze della persona, delle sue ansie, dei suoi desideri e del contesto culturale e sociale in cui la persona è inserita restano, comunque, elementi unici e insostituibili di ogni buona pratica di cura.

Antonio Bonaldi
Medico di sanità pubblica, presidente di Slow Medicine
Bergamo, 31 luglio 2020