Con l’arrivo della primavera, molte donne, soprattutto giovani donne, lamentano stanchezza, difficoltà di concentrazione e attenzione, malinconia e un calo dell’energia vitale. I molti casi, la causa di questo malessere può essere un’anemia da carenza di ferro.
Il Ferro è una sostanza fondamentale per l’organismo: è necessario per la formazione dei globuli rossi che trasportano l’ossigeno alle cellule (attraverso l’emoglobilna). Inoltre è indispensabile per il funzionamento dei processi di divisione delle cellule, per il sistema immunitario e il metabolismo energetico.
Nonostante sia un elemento comune sulla terra, il nostro organismo assimila il ferro solo con l’alimentazione.
Accertata la carenza, il primo provvedimento, per ricostituire le scorte, è quindi di incrementare il ferro nella dieta, aumentando il consumo di alimenti ricchi di questo minerale e nella sua forma più biodisponibile. Importante è anche correggere le errate abitudini alimentari come quelle che sostituiscono porzioni di frutta e verdura con integratori alimentari, oppure aumentano l’assunzione di fibre contenenti sostanze che impediscono o riducono l’assorbimento del ferro.
Quando la dieta non è sufficiente, nelle pazienti stabili dal punto di vista emodinamico, la carenza marziale può essere supplita per via orale.
Abbiamo a disposizione due categorie di prodotti per la supplementazione del ferro: integratori e farmaci. Occorre tuttavia precisare che gli integratori per definizione non devono contenere dosaggi terapeutici, cioè non contengono dosaggi della sostanza che si vuole somministrare capaci di curare; servono appunto ad integrare la normale dieta ma non a correggere un eventuale deficit.
La dose giornaliera raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità varia da 60 mg/die a 120 mg/die di ferro ferroso (in relazione alla gravità dell’anemia) somministrata lontano dai pasti poiché i sali di ferro vengono assorbiti in minor quantità se legati agli alimenti.
Particolare gradimento riscuotono i preparati a lento rilascio che permettono la liberazione di ferro lentamente durante il transito intestinale del prodotto. Si migliora così sia l’assorbimento che la tollerabilità del farmaco. L’assorbimento infatti è inversamente proporzionale alla quota di ferro presente nel duodeno e nel digiuno mentre l’incidenza degli effetti collaterali gastrointestinali è direttamente proporzionale alla medesima quota.
In alcuni casi la terapia orale può essere limitata da effetti collaterali gastrointestinali, come: pirosi, dolori addominali, nausea, costipazione, e feci di colore scuro, che si possono attenuare iniziando il trattamento con piccole dosi da aumentare progressivamente fino a raggiungere il dosaggio desiderato ed eventualmente frammentando il dosaggio con più somministrazioni al giorno.
Per quanto riguarda la durata della terapia orale dell’anemia sideropenia, di solito dopo 3-4 settimane di trattamento inizia ad aumentare l’emoglobina mentre il recupero della condizione anemica avviene in genere dopo due mesi anche in relazione alla gravità dell’anemia.
La terapia marziale dovrà continuare fino a raggiungere una concentrazione di ferritina sierica superiore a 50 ng/mL oppure empiricamente per almeno 3 mesi (OMS).