Leonardo da Vinci è stato una delle persone più geniali della storia dell’umanità, l’impersonificazione del genio rinascimentale, aperto ad ogni curiosità scientifica, attento osservatore della natura e grande sperimentatore.
La sua straordinaria abilità artistica, proporzione architettonica ed intuizione ingegneristica ci rimangono tutt’oggi sotto forma di disegni, quadri e affreschi, nei quali si intuisce l’alto grado della gestione armonica di forme, colori e sfumature. In tutto questo, la figura umana è inserita mirabilmente nell’ambiente naturale e le sue proporzioni risultano perfette, anche grazie all’uso della geometria.
Leonardo però non si accontenta di rappresentare quello che vede o immagina.
Vuole capire i segreti della natura, a cominciare da quelli dei fiori, delle piante, degli animali fino ad arrivare a quelli dell’organismo umano, di cui ne studierà forma e dimensione.
Ai tempi di Leonardo, l’anatomia era ancora una scienza in fase di sviluppo. Seppure conosciuta fin dai tempi dell’antica Grecia, la prima dissezione ufficiale venne praticata all’Università di Bologna da Mondino de’ Liuzzi, all’inizio del 1300, ma da allora non aveva fatto grandi balzi in avanti. I libri di anatomia erano per lo più volumi descrittivi, senza immagini a corredo.
Leonardo non decise di occuparsi di anatomia nella speranza di favorire il progresso della medicina, pare volesse realizzare un atlante insieme a Marco Antonio della Torre, un anatomista dell’Università di Padova e di Pavia.
Grazie alla sua notorietà, potè ottenere i necessari permessi e iniziare le sue prime notomie all’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, utilizzando i corpi dei giustiziati a morte. Fece numerosissime scoperte, alcune straordinarie, tra cui la struttura e il funzionamento delle valvole del cuore, con intuizioni che vennero poi confermate cinquecento anni più tardi.
All’apparato riproduttivo, alla gravidanza e l’utero, che Leonardo chiama matrice, dedicò altrettanta attenzione. Nella tavola numero 18, per la prima volta nella storia della medicina, Leonardo rappresentò correttamente la posizione di un feto di sette mesi all’interno dell’utero, quest’ultimo correttamente rappresentato con un sola cavità e non con due, come sosteneva la teoria del tempo.
Per una serie di vicissitudini, Leonardo fu costretto ad abbandonare il suo progetto di pubblicare i disegni anatomici e molti di essi andarono perduti.
Dopo la sua morte, centocinquanta dei disegni originali furono acquisiti dalla Royal Collectione attualmente fanno parte del Codice Windsor, conservato nelle collezioni reali del Castello di Windsor.